Grafologiaforense.it
supplemento a Criminologia.it


Sulla chiusura del corso di laurea in Tecniche grafologiche all'Università di Urbino, Ducato, la scuola di giornalismo dell'Università di Urbino,  chiede un commento a Saverio Fortunato

 



 


Gentile Direttore,

le scrivo dalla redazione del Ducato, scuola di giornalismo dell'Università di Urbino e e dell'ODG delle Marche. Nel prossimo numero del Ducato (il quindicinale di Urbino) scriverò un pezzo sulla prossima chiusura del corso di laurea in tecniche grafologiche per decisione del Ministero dell'Istruzione Università e ricerca. Ci tenevo ad avere se possibile un suo parere. Attendo sue notizie.

Lorenzo Luzi

 

Gentile Dottore,
la chiusura del corso di laurea in Tecniche grafologiche non mi sorprende. In linea di principio lo ritengo l'ennesimo errore governativo, dopo la chiusura delle scuole di specializzazione post-laurea in criminologia clinica nelle facoltà di Medicina.
C'è da rilevare, però, una differenza: mentre le scuole di criminologia clinica in Italia erano gestite dai padri della criminologia italiana e rappresentavano un grande patrimonio scientifico, la laurea in Tecniche grafologiche, ahimé!, era qualcosa di utile, ma non era all'avanguardia né nella Tecnica (ed in quanto Tecnica, era anche lontana dal sapere scientifico) né, ancor meno, nel campo investigativo e metodologico.
Tuttavia, il poco è meglio del niente, evidentemente. Era quindi utile, perché la grafologia giudiziaria (non mi preoccupano gli altri due indirizzi, che ritengo epistemologicamente di scarso o nullo interesse scientifico) nei tribunali è Terra di Nessuno.
Ti ritrovi periti e consulenti tecnici con la sola quinta elementare (non dico Terza Media, ma quinta elementare!) che da ex-casalinghe s'iscrivono al Ruolo della CCIAA (scambiato per un Albo) e s'improvvisano esperti e persino "scienziati" in Grafopatologie, Grafoscrittura, Grafonomia, Psicologia della scrittura e chi più ne ha più ne metta.
Questi periti "scienziati" sono poi molto amati da taluni avvocati lungimiranti e lavorano a pieno ritmo ed a ogni stagione, tra fideiussioni, contratti, testamenti, assegni e quant'altro disconosciuto o contestato in Giudizio.
C'è un sottobosco italiota di associazioni altisonanti e di pseudo scuole e università prive di riconoscimento giuridico, che tuttavia "sfornano" periti e consulenti come panini; questi periti agiscono in una nicchia dove nessuno (avvocati e giudici) ci capisce nulla e pochi sono interessati (evidentemente) a capirci qualcosa. Loro possono dire tutto e il contrario di tutto, a seconda delle attese del committente che gli commissiona l'incarico. Usano una logica peritale di tipo avvocatesco, ma non secondo scienza e coscienza.
I danni che questi "esperti" fanno sono incalcolabili per l'uomo della strada, che invece vorrebbe giustizia. In qualche modo questa laurea credo che poteva rappresentare un freno, nonostante i suoi limiti e qualche difetto, come suddetto; tuttavia, era utile, grazie anche a taluni insegnanti che appaiono appassionati della materia e bravi.
Che dire? Certamente non è una perdita scientifica, perché i "Piani di studio" e l'accesso all'insegnamento non garantivano ciò, ma nel campo della Tecnica, in ambito giudiziario, era molto più affidabile un diplomato  universitario, che una casalinga "laureata" all'università riconosciuta dal "condominio" (leggi, pseduouniversità o sedicente scuola) italiano... o francese.
Cordialità e grazie.
Prof. Saverio Fortunato
Specialista in Criminologia clinica, Direttore di Criminologia.it, Vicepresidente Collegio Periti Consulenti (Organo riconosciuto giuridicamente dal Ministero di Grazia e Giustizia)