La grafologia è una disciplina non
scientifica che può aiutare
l'indagine investigativa per assicurare il delinquente alla giustizia. Tuttavia, anche
il coltello è una posata seria, può persino essere d'argento, ma dipende da chi
lo usa e per quale fine.
La grafologia deve essere sottratta alla sfera psicologica e
ricondotta sotto quella criminologica, perché in tribunale falsificare una firma
conta in quanto atto criminale (condizione necessaria e sufficiente), non in quanto atto psicologico
(che è condizione necessaria ma insufficiente). Inoltre, oggi la
scrittura si riproduce alla perfezione con strumenti meccanici, pertanto, capire
il modus operandi e la conditio sine qua non, è un compito criminologico, non
psicologico.
La grafologia quindi può aiutare a scoprire il reo, ma come sfera di competenza
va sottratta anche ai ciarlatani e agli impostori. Gli psicologi ed i grafologi
seri dovrebbero ribellarsi contro questo andazzo, questi impostori che
arrecano danni non solo al cittadino e alla giustizia, ma alla
stessa grafologia.
Anche per questo abbiamo fondato l'associazione CSI-Forensic (www.csiforensic.it), per offrire una
sponda ai periti e consulenti seri, onesti, che agiscono secondo scienza e
coscienza e da uomini liberi. Insieme a prestigiosi magistrati, alti
graduati dell'Arma e colleghi specialisti e docenti universitari, abbiamo
formato diversi ispettori della Polizia di Stato, Guardia di Finanza e
Carabinieri, perché così i giudici possono affidarsi con serenità a questi
nuovi consulenti e periti.
Abbiamo selezionato anche delle eccellenze, che pur non
essendo delle forze dell'ordine sono però degli studiosi seri, onesti, con alle
spalle studio e sacrificio. Abbiamo insegnato loro il mestiere del perito
grafologo, alla luce di questa massima: non siamo interessati a trovare la risposta giusta da offrire al
giudice, ma a evitare quella sbagliata!
ll perito grafologo, più
di ogni altro esperto, deve essere sottratto anche alle grinfie degli avvocati e
del pubblico ministero: chi lo tira dalla giacca di qua e chi di là. Deve agire
con lo spirito dello scienziato, con l'atteggiamento del dubbio e non della certezza, dell'umiltà
e non dell'arroganza. Non può fare la perizia anticipando, ancor prima di fare
un'indagine, a se stesso, ad a chi gli affida l'incarico "il" risultato per poi
trovare una strada qualunque per consolidarlo. Il perito onesto non difende il
colpevole, tanto per cominciare, perché il mestiere del perito non è quello
dell'avvocato (che in ossequio alla Costituzione deve garantire
la difesa a chiunque).
Il perito onesto deve svolgere l'incarico secondo scienza e coscienza. Il
problema è esattamente questo: ci sono molti periti grafologi senza scienza e
poca coscienza. Non solo perché s'improvvisano, s'avventurano orecchiando frasi,
prendendo in prestito concetti, recitando un copione che chissà chi è stato a
dettare, ma appare evidente che dietro questi improvvisatori, c'è qualcuno
che mal li consiglia e magari li "usa", li espone, li fa precipitare in un
mestiere di grandissima responsabilità penale, civile e morale. Pur di fare un
mestiere, non si deve prestare fede a chi mal consiglia e incoraggia a fare ciò.
Una
casalinga non può alzarsi la mattina e decidere di fare il chirurgo perché è
convinta di avere la mano delicata nel modo di come taglia le bistecche! Allo stesso modo, non può fare il grafologo
nei tribunali mandando
in galera, per la sua mancanza di "scienza" e poca coscienza, i malcapitati!
Abbiamo trovato una stessa perizia a firma di tre grafologhe, cambiava la
copertina, ma con quegli stessi argomenti, copiati dai libri in modo servile,
una volta li usavano per dire che una firma era falsa, un'altra per dire che era
vera. Non ci allontaniamo troppo dalla realtà pensando che forse in ogni
tribunale ci sono sempre due consulenti grafologi, Cip & Ciop, che sono
amici, pur fingendo di non esserlo davanti al giudice. Anche se dovessero
agire in
perfetta buona fede (o peggio ancora se in mala fede), si innesca un meccanismo patogeno, in base al quale,
alla fine non si capisce se al tuo amico dai ragione in perizia perché è tuo
amico o perché lo merita? Nel dubbio, uno dei due dovrebbe rinunciare all'incarico,
per motivi di opportunità. (Questo è reso ancor più doveroso perché l'attività non è
regolamentata, quindi, non è come possono fare due avvocati, che pur appartenendo
ad un ordine professionale e pur conoscendosi possono svolgere il rispettivo
ruolo in una stessa causa, con una certa scontata serenità).
Ci sono altri periti che sono bravi (docenti, ecc.), ma hanno il terrore di essere
contraddetti, come se fare il perito significa affermare una "verità" che
nessuno deve osare contraddire o smentire. I filosofi a lungo hanno discusso il
tema della verità: che cos'è la verità? Per rispondere, Kant si pose la domanda:
"Che cosa posso conoscere?" perché pensava che per giungere alla verità occorre
prima avere la conoscenza; ma per quanto puoi conoscere qualcosa del tutto,
il qualcosa è niente rispetto al tutto. Allora ha ragione Popper, quando dice
che nella scienza occorre sapere tre cose: la prima è che non sappiamo niente;
la seconda è che dobbiamo essere modesti; la terza è che la scienza procede per
tentativi ed errori e dobbiamo imparare dall'errore. A ciò, aggiungo io, in
perizia, su ciò che non si conosce occorre tacere. Non dobbiamo essere periti sapientissimi, come lo erano i Sofisti, ma
consapevoli dei limiti della ragione umana e della lezione socratica di
"sapere di non sapere". Ma l'attività peritale che spesso s'incontra
nei tribunali, invece, è Terra di Nessuno, Dio ce ne scampi e liberi!
Scrive il prof. G. Cosmacini: «Uomini e donne di poca qualità ammantati di
ciarle, abbondano in ogni campo. Nell'ambiente della cura la maschera del
ciarlatano ebbe nei secoli un ruolo non privo di una sua dignità. A fronte di
una medicina ufficiale che diceva di sapere e potere, mentre poco sapeva e nulla
poteva, la ciarlataneria a modo suo, tra millanterie e stravaganze, rispose ad
un bisogno insopprimibile e primario: trovare un rimedio anche solo consolatorio
dell'inguaribilità della malattia all'incalzare della vecchiaia, alla paura
della morte. Il ciarlatano fu storicamente un prodotto dell'angoscia
esistenziale dell'uomo e della sua ansia di vivere. Sfruttare quest'ansia,
lucrare sull'angoscia e sull'ignoranza altrui, rese in molti casi la maschera
del ciarlatano ignobile e la sua figura spregevole».
Il ciarlatano, l'impostore che specula sul dolore altrui dietro lauti compensi
è una figura spregevole perché, come diceva Piero Calamandrei, "il processo
di per sé è
sempre una pena", sia se lo vinci sia se lo perdi. Dietro un processo c'è un uomo
che rischia la galera, che si gioca la reputazione costruita in una vita, c'è la
famiglia, gli amici, insomma, c'è un dramma! Accade, che nel processo irrompe la
casalinga-perito: la donna che fino a tarda età ha fatto la calza lavorando coi
ferri a casa, lavando e stirando e che ha scoperto la pseudoscuola x o y (dai
nomi altisonanti) dove farsi "dare" un "diploma" in grafologia. Lei s'ingegna,
segue i consigli di chi è più esperta in queste cose. In quattro e quattr'otto
diventa "dottoressa", anche se ha la quinta elementare (perché nei
tribunali tutti sono dottori e professori). Molti si convincono che è persino
brava, perché il primo punto della patologia del fenomeno è questo: il
linguaggio. Difatti, la grafologia rientra in una nicchia di conoscenza dove
nessuno nel processo è interessato più di tanto a capirci qualcosa. Cosa drammatica
perché per smontare una perizia con le supercazzole bitumate è un'impresa
ardua. Mentre per smontare una perizia di un perito colto è impresa impegnativa
ma ti richiede il tempo adeguatio; per smontare una perizia con le supercazzole
è un lavoro enorme, come scrivere un libro perché devi confutare parola per
parola.
Confutare un elaborato ricco di idiozie linguistiche
significa partire dalla contestazione del
titolo (generalmente è uno di questi: "perizia grafica",
"perizia con metodo grafometrico" , perizia con
il supporto della grafologia medica e chi più ne ha
più ne metta), per
finire all'ultima parola. Se già sbagli il titolo (per il principio delle
proposizioni combinate della logica) figuriamoci il contenuto!
Per capire la drammaticità del linguaggio (ma il dramma si estende sotto vari
profili), ricco di sciocchezze semantiche, farò un confronto tra il linguaggio arzigolato di Ugo Tognazzi
(nel film
Amici miei) e quello ampolloso e liturgico
(tragico-comico), tipico delle perito-casalinghe che circolano nella realtà
forense italiana. (Riporto fedelmente quanto scrivono nelle perizie, limitandomi
solo ad evidenziare in rosso le parole ridondanti, assurde o errate
nelle frasi utilizzate del linguaggio peritale in esame). |
Amici Miei Atto I -
Il linguaggio delle supercazzole di Amici Miei |
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Il linguaggio peritale delle supercazzole bitumate,
offerto come "scientifico"
«L’indagine si è basata su accertamenti di natura …
fisiologica (coerenza
dinamica
del
tracciato,
carta…)».
(Così PTU, diplomato nautico, grafologo, tribunale di...)
«Il metodo grafologico fa propri i principi
confrontali del metodo grafonomico, di cui
condivide la
fase osservativa, la visione dinamica,
la sistematicità concentrica della ricerca,
la prudenza del giudizio, integrandone la
visione dinamica con l’espressività
neurofisiologica e psicologica del gesto grafico».
(Così, CT del Pm, Perito grafico a base psicologica, tribunale di...)
«Il gesto grafico è conseguenza naturale della
correlazione
neurotica
esistente tra le
aree motorie del cortex e i centri
emotivi del subcortex (nuclei grigi),
che attraverso la
via piramidale comune raggiungono le
corna anteriori del midollo spinale e quindi le placche motrici dando luogo
alla gestualità personale (mimica, scrittura).
(…) Quando
lo scrivere diventa automatico,
l’atto
scrittorio si sottrae al controllo
del cortex (conscio) per assumere le
modalità emotive
del subcortex (subconscio).
Il movimento
grafico si carica dei contenuti affettivi di quel momento e da atto grafico
diventa gesto grafico.
E’ questa la
fase privilegiata per il metodo grafologico, che cerca di cogliere
l’espressività fisiopsichica del gesto grafico vale a dire
la
manifestazione neuromuscolare, psichica e psicologica dello scrivente)».
(Così, CT del Pm, psicologa della scrittura)
«L’indagine si è basata su accertamenti di natura
fisica (strumentale,
mezzo scrivente, carta…) e scritturale,
fisiologica (coerenza
dinamica del tracciato,
carta…) e grafologica
(coerenza espressiva
del tracciato)».
(Così, CT del Pm, grafologo, tribunale di...)
«Trattasi di grafia a discreti
automatismi, piuttosto
regolare nel “ritmo”, nella “dinamica” e nell’ “ampiezza”,
individualizzata da peculiarità “grafocinetiche”
e “strutturali” depositarie di un “quid”
di personale e di soggettivo che la rendono da
un lato “comparabile”,
per l’espressione più spontanea che in essa è contenuta,
dall’altro, “riconoscibile”,
per la gamma degli elementi formativi che la
caratterizzano». (Così, grafologo, Perito d'ufficio del giudice,
tribunale di...) |
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M:
Tarapia tapioco. Prematurata alla supercazzola o
scherziamo!
V: Prego?
M: No, mi
permetta. No, io; eh scusi noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche
per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribai con cofandina; come
antifurto, per esempio.
V: Ma
quale antifurto, mi faccia il piacere! Questi signori qui, stavano suonando
loro. Non si intrometta!
M: No,
aspetti, mi porga l'indice; ecco lo alzi così… guardi, guardi, guardi; lo
vede il dito? Lo vede che stuzzica, che prematura anche. Ma allora io le
potrei dire anche per il rispetto per l'autorità che anche soltanto le due
cose come vicesindaco, capisce?
V:
Vicesindaco? Basta così, mi seguano al commissariato!!!
P: No,
no, no; attenzione! No, attenzione antani secondo l'articolo 12 abbia
pazienza, sennò, posterdati, per due, anche un pochino antani in prefettura…
M: …senza
contare che la supercazzola prematurata, ha ha perso i contatti col tarapia
tapioco.
P: Dopo…
S:
E lei, cosa si sente?
M: Eeeh,
professore… non le dico, antani, come trazione per due anche se fosse
supercazzola bitumata, ha lo scappellamento a destra.
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