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In un precedente articolo, avevo analizzato la questione delle professioni non regolamentate, con particolare riguardo ad una certa confusione, tuttora presente, circa accreditamenti, autorizzazioni, Albi profesionali, Ordini, Collegi, Elenchi ecc. Come avevo evidenziato, tale confusione, generata da un precedente vuoto legislativo e dall’interpretazione non sempre corretta di alcune norme nel frattempo introdotte, ha lasciato spazio ad alcuni “personaggi” che, da tempo, cercano di diventare i “riferimenti unici” per talune professioni, pretendendo di abilitare alla pratica della professione o di certificare la preparazione dei futuri professionisti. Per quanto riguarda la criminologia, l’investigazione, la criminalistica, la grafologia ed altre materie attinenti all’ambito forense, questo tentativo di autoreferenziarsi è in atto da diversi anni, mediante strategie differenti, ma posto in essere dai medesimi soggetti i quali, non hanno esitato nel tempo, ad attaccare, con ogni mezzo, chiunque osasse mettere in discussione la loro autoproclamata leadership. Per questo motivo oggi scrivo questo articolo nel quale illustrerò l’ennesimo tentativo, realizzato dai “soliti noti”, di cui avevo parlato in un altro testo, per raggiungere il lo scopo. La nostra Associazione CSI Forensic, partner dell’Istituto Italiano di Criminologia degli Studi di Vibo Valentia, nell’intraprendere l’iter amministrativo volto ad ottenere l’iscrizione agli elenchi di cui alla Legge 14 gennaio 2013 n. 4, recante disposizioni in materia di professioni non organizzate, entrata in vigore dal 10 febbraio 2013, si è trovata costretta a superare una grossa difficoltà: affermare, attestare e, soprattutto, far comprendere ai Funzionari del Ministero per lo Sviluppo Economico, che l’attività grafologica e criminologica studiata, insegnata e praticata dagli iscritti a CSI, nulla aveva a che vedere con le professioni sanitarie in generale e con la psicologia in particolare. Tali precisazioni si erano rese necessarie in quanto, richiedendo l’iscrizione nei predetti elenchi, come associazione di grafologi, si era appreso che sarebbe stato necessario attendere la pronuncia del Ministero della Salute, che avrebbe dovuto decidere se e in che misura, la grafologia fosse da ritenere un settore della psicologia. Questo lascia intendere quale sia il concetto di grafologia che per anni è stato affermato con decisione da parte di una certa categoria di grafologi. Sarà forse per la battaglia che da anni, il Presidente della Associazione CSI Forensic, Professor Saverio FORTUNATO, che è anche Rettore dell’Istituto Italiano di Criminologia degli Studi di Vibo Valentia, porta avanti instancabilmente per cercare di sganciare la grafologia dalla psicologia e da altre “pseudoscienze”, che gli ha permesso di avere un’intuizione geniale. Partendo dal presupposto che dell’Associazione fanno parte criminologi e che la grafologia studiata ed applicata per le consulenze nei Tribunali dagli iscritti a CSI è basata anche su concetti di criminologia, considerato che falsificare la scrittura o una firma è un reato e quindi un crimine, il Professore ha richiesto ed ottenuto l’iscrizione per i Criminologi, che si occupano del crimine e del problema della criminalità, e per i Periti e Consulenti forensi, che si occupano dei crimini della scrittura, coniando il termine “Write Crime”, approvato ed accetato dal MISE. Non bisogna però credere che si tratti di un gioco di parole, perché questa moderna concezione è la base di un nuovo tipo di grafologia con cui dovranno confrontarsi, volenti o nolenti, prima o poi, i grafologi tradizionali, che cercheranno di sostenere nei Tribunali teorie psicologiche contro evidenze criminologiche. L’intuizione del Professor FORTUNATO, sta nell’aver posto l’ermeneutica, l’epistemologia e la logica, come fondamento della teoria dell’indagine peritale e investigativa, fondando così la Tecnica dell’investigazione criminale in grafologia, da cui è nato appunto il Write Crime. Nello stesso tempo, ha posto una dura critica al tessuto epistemologico della psicologia (che considera onnisciente) e alla psichiatria forense (che definisce “scienza d’autorità”), ricevendo per questo un premio a Los Angeles, cercando di sottrarre dal loro influsso le perizie grafologiche ed offrire ai Giudici un lavoro scientifico. Inoltre, nel campo della ricerca peritale, il Professor FORTUNATO, per primo, ha posto dei limiti alla Grafologia. “La grafologia forense, dice Fortunato, non deve pronunciarsi oltre l’accertamento della paternità di uno scritto. In ogni caso, va sottratta alla sfera psicologica o chiaroveggente e ricondotta sotto quella criminologica, posto che in tribunale l’atto di falsificazione di una firma conta in quanto atto criminale (condizione necessaria e sufficiente), non in quanto atto psicologico (condizione necessaria ma non sufficiente)”. Egli afferma che se oggi possiamo far nascere il mondo dall’esperienza, non dalla natura, bensì dall’algoritmo e dal video lucente del computer, se possiamo produrre un mondo d’esperienza, costruito secondo la regola generativa della logica binaria, che viaggia alla velocità del millisecondo di un bit, allora, la grafologia, non può rimanere ancorata agli autori dei secoli scorsi, ma deve necessariamente evolversi al passo della storia e della tecnica. Ragionando su quanto affermato dal Professor FORTUNATO, appare chiaro che nell’era cibernetica, il perito grafologo dovrà essere in grado di distinguere “il vero dal falso tra realtà e contraddizione del reale”, tenendo però sempre presente che “una scrittura può essere vera in senso grafologico” (rispettando tutte le caratteristiche scriventi proprie dell’autore contraffatto), ma “falsa in senso reale”, perché riprodotta con mezzo meccanico (anche se tecnologicamente avanzato). Proprio per questo il Professor Fortunato, per primo, come già detto, ha posto la geometria elementare come tecnica dell’antifalsificazione nella firma riprodotta con strumento meccanico, fondando così la Tecnica dell’Investigazione Criminale in Grafologia e, soprattutto, sottraendo la grafologia alla psicologia riconducendola sotto il sapere della criminologia. Da qui la necessità e la volontà di creare il termine “Write Crime”, per indicare il settore di riferimento per i professionisti che si riconoscono in questo nuovo e rivoluzionario modo di intendere e praticare la grafologia, abbandonando le teorie grafologiche che risalgono al secolo scorso. Se è vero come è vero, perché è stato dimostrato durante un esperimento giudiziario, che una firma prodotta con mezzo meccanico è stata riconosciuta autentica da molti periti grafologi, che dopo attento esame vi hanno riscontrato tutte le caratteristiche grafologiche che loro giudicavano identificanti del soggetto scrivente, allora la grafologia tradizionale è finita. Vuol dire che la perizia dovrà tenere conto di altri aspetti che, probabilmente, a molti periti non sono ancora noti. Ecco perché il passo successivo, dovrà essere quello di introdurre questo nuovo metodo di indagine all’interno dei Tribunali, confidando su Giudici “illuminati” che concordino sul fatto che, anche il processo penale debba andare di pari passo con l’evolversi della società avendo come unico fine la Giustizia ed assicurando a tutti un “Giusto Processo”. Chiaramente troveremo forte resistenza da parte di quei periti e consulenti che preferirebbero mantenere il vecchio sistema, cimentandosi in perizie calligrafiche, grafiche, mediante l’applicazione della psicologia della scrittura, piuttosto che della grafologia medica o altre varianti sul tema. Per raggiungere questo traguardo dovremo combattere altre battaglie e la strada sarà ancora lunga e dura: alcune associazioni di professionisti, associandosi all’UNI, stanno cercando di far approvare le norme che stabiliranno se un professionista, un’associazione di riferimento o una scuola, possano o meno ottenere la certificazione da parte di un organismo riconosciuto dallo Stato. In pratica le persone, le scuole, le associazioni che si occupano di determinate materie, come la criminologia, la criminalistica, la grafologia, ecc., per essere considerate affidabili dovranno avere i requisiti previsti dalle norme UNI, scritte e pensate da una piccola parte di addetti ai lavori, che con le loro indicazioni potrebbero favorire alcuni e danneggiare molti. Non ci sarebbe quindi da stupirsi se, un domani, per iscriversi all’Albo del Tribunale o per lavorare in ambito forense, venisse richiesta tale certificazione. Appare chiaro allora quanto sia importante sedersi al tavolo che stabilisce le regole e per farlo occorre essere invitati, ed è necessario iscriversi all’UNI, mediante il pagamento di una quota associativa. L' UNI è l’Ente nazionale italiano di normazione, è un’associazione privata, senza scopo di lucro, che svolge attività di normazione tecnica. Opera in tutti i settori industriali e commerciali del terziario, ad esclusione di quello elettrotecnico ed elettronico di competenza del CEI. Di fatto partecipa in rappresentanza dell'Italia all'attività di normazione degli organismi internazionali di normazione ISO e CEN. I compiti principali dell'UNI sono quello di elaborare nuove norme in collaborazione con tutte le parti interessate, rappresentare l'Italia nelle attività di normazione a livello mondiale (ISO) ed europeo (CEN) allo scopo di promuovere l'armonizzazione delle norme, recepire norme EN o EN ISO occupandosi eventualmente della traduzione e pubblicare e diffondere le norme tecniche ed i prodotti editoriali ad esse correlati. E’ importante precisare che le norme UNI sulle attività professionali non regolamentate sono squisitamente qualificanti e non abilitanti. Infatti, le norme UNI, in quanto norme tecniche, sono applicate su base volontaria e non impongono in alcun modo obblighi vincolanti ai professionisti. Le norme UNI non si sostituiscono, né corrispondono alle certificazioni emesse dagli organismi di certificazione ed i professionisti del settore possono continuare ad esercitare la professione pur non certificandosi in conformità alla norma sulla figura professionale in questione, sarà poi il mercato, attraverso un meccanismo di autoregolamentazione, a premiare eventualmente quei professionisti certificati in conformità con la norma UNI. Le regole generali, individuate da UNI, relative al metodo e alla struttura di tutte le norme relative alle attività professionali non regolamentate dovranno assicurare un costante monitoraggio del contesto legislativo pertinente, la coerenza con il Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualification Framework), garantire, per quanto possibile, il coinvolgimento di tutte le parti interessate, ai vari livelli pertinenti (per esempio, Regioni e Ministeri, organizzazioni rappresentative delle imprese, organizzazioni rappresentative dei Sindacati dei lavoratori, organizzazioni dei consumatori, Ordini e Albi professionali, associazioni professionali, organismi di valutazione della conformità, organizzazioni non governative, Università ed Enti di ricerca, associazioni culturali, ecc), fornire specifiche indicazioni per i processi di valutazione e di convalida delle conoscenze, abilità e competenze. Una volta stabilite le norme di riferimento, occorrerà che altri enti certifichino la conformità dei sistemi di gestione o dei prodotti o del personale a specifiche norme di riferimento ed a farlo potranno essere solo organismi autorizzati da ACCREDIA, che è l'unico ente di accreditamento in Italia, che ha il compito di attestare la competenza, l'indipendenza e l'imparzialità degli organismi di certificazione. Il processo di certificazione è inquadrato attraverso un contratto tra le parti che ha come oggetto, appunto, l'erogazione del servizio di certificazione e il rilascio del relativo certificato di conformità. Il nostro Istituto Italiano di Criminologia sta sbrigando tutte le formalità per poter partecipare al tavolo di lavoro presso l’UNI, dove è in corso la stesura delle norma di riferimento per la professione del criminalista, all’interno della quale sono comprese diverse figure professionali di interesse, come quella dell’Esperto della Scena del Crimine, Esperto in balistica, in Digital Forensic, in Analisi Foniche, in Grafologia, in Traffico dei Dati Telefonici e Telematici ed Esperto in Trascrizioni. Come detto la partecipazione è necessaria per evitare che le regole vengano dettate da persone alle quali non è richiesto, prima della partecipazione, di dimostrare particolari competenze ed inoltre per cercare di inserire norme che assicurino il mantenimento di una livello alto, dal punto di vista culturale e di preparazione, che verrà richiesto a chi si accinge ad intraprendere una professione in ambito criminologico, e criminalistico. Soprattutto la nostra missione sarà quella di far conoscere, affermare e diffondere il nuovo concetto di Write Crime e di conseguenza il nuovo approccio in tema di crimini della scrittura, da contrapporre all’ormai sorpassato concetto di grafologia intesa come analisi della personalità dello scrivente. Tutto questo perché ci sentiamo di affermare con forza che, con gli incarichi peritali e di consulenza, i Tribunali e le Procure chiedono di stabilire, con assoluta certezza e non con calcolo probabilistico, se una firma è autentica o apocrifa, se una grafia appartiene o meno ad una persona, insomma se vi sia stato o meno l’opera di un falsificatore e di conseguenza se sia stato commesso un reato. |
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© Criminologia.it -Pubblicato il 26.5.2020