Per la mia laurea in Scienze dell'Investigazione ho scelto una tesi di
criminologia, sul tema: "La grafologia forense", relatore Prof. Saverio
Fortunato dell'Università degli studi di L'Aquila. Ho eseguito un profilo della ricerca di studio
e tra libri e cose varie, ho potuto
trovare tantissime teorie e tesi, ognuna di esse presentata come
l’unica attendibile e mi sono imbattuto anche in una selva di scuole ed
associazioni, prive di riconoscimento giuridico, che però si
presentavano come uniche depositarie della materia, pretendendo,
altresì, di dare riconoscimenti ad altre associazioni, scuole o persone.
Nell' "universo" della grafologia da me visitato, ho trovato i
soliti nomi e cognomi, le solite scuole, associazioni e personaggi che si
"riconoscono" a vicenda, tra di loro, concedendosi titoli fasulli
altisonanti ed onori in un circolo vizioso.
Questa situazione di poca chiarezza nasce dal fatto che la legge italiana
regolamenta le professioni distinguendo tra quelle tradizionalmente
protette, da quelle non protette. Le prime, indubbiamente incidono su
interessi direttamente tutelati dalla Costituzione e quindi sono disciplinate dalla legge.
Le altre, per l’inerenza ad interessi che non sono direttamente tutelati
dalla Costituzione ma, comunque, rilevanti sul piano sociale e ritenute
degne di particolare tutela, sono definite non protette.
Purtroppo, il grafologo appartiene ad un terzo tipo di professione, ossia
quelle “non regolamentate” per le quali non è richiesta l’adesione ad Albi o
ad Elenchi; sono attività che hanno avuto un forte sviluppo per via
dell’emergere del bisogno di nuovi servizi, in ambito sociale.
Non è mia intenzione soffermarmi sulla problematica legata alla
preparazione professionale del grafologo quando opera in ambito forense, come
perito o consulente tecnico, che, è bene ricordare, dovrà soltanto farsi
pubblicizzare dalla Camera di Commercio.
Non intendo
neanche sottolineare il fatto che non esistendo un titolo di studio
riconosciuto per “Perito Grafologo”, l’iscrizione al Ruolo degli Esperti
avviene dietro la presentazione di “attestati vari” valutati o da chi non sa
nulla di grafologia o da grafologi divenuti tali in virtù di analoghi
“titoli”.
Non mi soffermo neanche su come l’iscrizione all’Albo del
Tribunale più che considerarlo come"titolo" in sé, sarebbe opportuno,
invece, pretendere un valido titolo per consentirne l’iscrizione.
L’aspetto che invece mi preme evidenziare, è come questo stato di cose lasci inevitabilmente spazio ad
“improvvisatori” ed a persone interessate unicamente al proprio “tornaconto
economico”.
Queste vedono concreta la possibilità di autonominarsi “periti grafologi” ed
addirittura riescono ad inventarsi “pseudoscuole” ed associazioni varie che
si arrogano il diritto di decidere chi possa essere ritenuto all’altezza di
fare il grafologo e chi no.
Naturalmente a farne le spese saranno i cittadini che, loro malgrado,
dovessero ritrovarsi ad essere giudicati in base a perizie effettuate da
questi improvvisatori.
Il tutto a scapito di quei principi di rigore, d'etica e di conoscenza, che
dovrebbero essere alla base di una professione forense.
In Italia, quasi tutte
le scuole di grafologia spesso recano denominazioni altisonanti, ma
risultano poi essere prive del necessario riconoscimento giuridico dello
Stato, restando quindi iniziative a carattere privato.
Chi intenda conseguire un titolo di studio in grafologia, farebbe meglio ad
informarsi sul riconoscimento giuridico o meno del diploma rilasciato,
perchè è bene ricordare che i titoli accademici, se non vengono
conseguiti presso università statali o riconosciute dallo Stato sono nulli e
quindi le scuole che non hanno riconoscimenti, dovrebbero informare a
priori.
E’ meglio dare il giusto
peso a tutti quei "dottori" (o "docenti" o addirittura "rettori") in
"Psicologia della scrittura" (che è cosa diversa dal diploma di laurea-breve
in grafologia, tra l'altro abolito di recente dalla Riforma-Moratti),
giacché ad oggi tale laurea, in Italia, non esiste.
Nei Tribunali i giudici e
gli avvocati dovrebbero chiedere ai grafologi il
titolo di studio legalmente riconosciuto (scuola statale o riconosciuta
dallo Stato, non diplomi privi di riconoscimento dello Stato e dalle
denominazioni altisonanti e fantasiose).
Io credo che per l'assenza di una regolamentazione, se un gruppo di persone decide di “fare
quadrato”, giocando sull’equivoco dei reciproci “riconoscimenti”, se
s’afferma che solo i titoli rilasciati da “qualcuno” hanno un valore che in
realtà non hanno, se si fa credere che l’iscrizione alla Camera di
Commercio ed all’Albo dei Tribunali costituiscono un titolo, se si
pubblicano liste di grafologi, che hanno la stessa validità degli elenchi
telefonici, ma si dice che in realtà si tratta di “elenchi di
professionisti” , allora è facile ingenerare un equivoco che pochi riescono
a razionalizzare e molti ne rimangono vittime.
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